La Fontana dei Draghi

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La Fontana dei Draghi

Commissionata dal cardinale Scipione Caffarelli Borghese tra il 1618 e il 1620, la Fontana dei Draghi è un’opera che si inserisce nel programma di rinnovamento architettonico e decorativo di Villa Mondragone promosso dal prelato in seguito all’acquisto dell’edificio e delle sue pertinenze (1613). La presenza della Fontana è già documentata nella Veduta di Frascati di Matthäus Greuter del 1620 e quindi illustrata con medesima foggia in quella di Giacomo Lauro del 1622.

 

È realizzata in pietra sperone – specie litologica peculiare dell’area tuscolana – dallo scalpellino Girolamo Feliciani, seguendo un’idea progettuale elaborata inizialmente da Giovanni Fontana (morto nel 1614) e proseguita da Giovanni Vasanzio, soprintendente per il cardinale di tutti i lavori eseguiti nella Villa. Tuttavia, le fonti testuali e iconografiche (così nelle incisioni di G.B. Falda del 1675 e di A. Specchi del 1699) ricordano solo il nome del ticinese Giovanni Fontana quale ideatore del manufatto.

 

La Fontana fu concepita quale fulcro scenograficamente riconoscibile grazie al forte slancio verticale  impresso alle diverse componenti architettoniche, accompagnate da draghi, simbolo araldico Borghese, simmetricamente disposti. Alla composizione si unisce la suggestione visiva create dai giochi d’acqua che sgorgava impetuosa dalle cannule poste alla sommità e nelle bocche dei draghi per scivolare poi fragorosamente di vasca in vasca fino ad essere raccolta nell’ampio bacino mistilineo alla base.

 

La Fontana nel tempo

Sono numerose le raffigurazioni che nei secoli hanno restituito l’immagine della Fontana quale architettura immediatamente identificabile, oltreché elemento di rottura imposto alla linearità del prospetto orizzontale della Villa.

Il Terrazzone e la sua Fontana sono stati nel corso del tempo il luogo dello scambio culturale e dei raduni, molte vedute lo tramandano in questi termini. L’importanza culturale e simbolica della Fontana e della Villa anche in relazione con il comprensorio tuscolano si comprende ancor meglio rileggendo un brano di Cesare Brandi, fondatore e direttore dell’Istituto centrale del restauro, che ne afferrò appieno il valore storico artistico:

«E di Frascati che cosa dire? Le sue splendide ville sono in realtà visibili quasi unicamente dall’esterno, e sono un theatrum di architettura straordinario: e fra la fine del Cinquecento e il Settecento non c’è complesso più imponente, quasi regale: da villa Aldobrandini, a villa Falconieri, a Mondragone, che sequenza illustre, che gioia poterne avere facile accesso! Ma al solito anche con la privazione di una visita accurata, a Frascati c’è quella veduta, quella distesa senza fine, dove, in fondo ad un pulviscolo d’oro, c’è Roma: come fare a venirne via delusi? E questo è insieme Roma e il Lazio, è, forse, il cuore del Lazio oltre che essere la vacanza di Roma».

(C. Brandi in Terre d’Italia).

Attuale stato di conservazione della Fontana

Lo stato conservativo della Fontana è compromesso da tempo e mostra forme di degrado specifiche dei monumenti esposti ad agenti atmosferici esogeni. A questo deterioramento vanno aggiunti i danni antropici, la presenza di aggiunte e modifiche incoerenti per restauri precedenti.

Le principali cause di rovina della Fontana riguardano il degrado fisico: indotto da processi fisico-meccanici, come la sollecitazione da carico, la dilatazione termica, la gelività, la cristallizzazione salina , l’erosione etc.; il degrado chimico: indotto da processi chimici come la carbonatazione, la solfatazione, l’ossidazione, l’idratazione etc. i quali danno luogo a modifiche composizionali che portano alla formazione di materiali argillosi, soluzioni saline e minerali insolubili; il degrado biologico: indotto dalla presenza di microrganismi, insetti, animali o dall’uomo. La pietra sperone in cui è realizzata la Fontana si presenta ruvida e porosa, caratteristica che la rende particolarmente soggetta agli attacchi di biodeteriogeni autotrofi (alghe verdi-batteri-licheni-muschi e piante superiori) ed eterotrofi (funghi-eumiceti-attinomiceti).

La compromissione della Fontana è tale che un intervento conservativo risulta indispensabile. Il finanziamento per il restauro del manufatto giunge da un fondo per la “Valorizzazione dei luoghi della cultura del Lazio”, messo a bando nel 2020 dalla REGIONE LAZIO (D.G.R. n. 211 del 28.04.2020) e che l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” si è aggiudicata.

Intervento conservativo della Fontana

in corso d’opera

 

Video-documentazione e fortuna iconografica

Pagina in allestimento.

 

QR e Realtà aumentata – percorso gaming per scuole primarie e percorsi museali

Pagina in allestimento.

 

Ulteriori approfondimenti

Estratto da Relazione preliminare sugli aspetti di ecologia del biodeterioramento» – a cura dell’Università Roma Tre - Prof.ssa Giulia Caneva, Dr.ssa Daniela Isola, Dr.ssa Flavia Bartoli

“La fontana del Draghi presenta i problemi maggiori nella vasca principale dove l’assenza pressoché completa di intonaco nella metà inferiore, quella cioè sottostante ad una sorta di gradino, ha consentito una crescita rigogliosa di varie piante erbacee e legnose quali per esempio:

Parietaria judaica L., Anagallis arvensis L., Galium aparine L., Sonchus tenerrimus L., Sonchus asper (L.) Hill, Geriunium molle L., Veronica cymbalaria Bodard, Arenaria serpyllifolia L., Trifolium campestre Schreb., Silene vulgaris (Moench) Garcke, Rubus ulmifolius Schott, Hedera helix L., Ulmus minor Mill. Nella metà superiore della vasca l’intonaco, ove presente, risulta fortemente ammalorato, frammentato e friabile. Esso presenta ampie colonizzazioni di licheni crostosi sulla superficie a conferma del fatto che da lungo tempo la fontana risulta inattiva. Sotto l’intonaco infiltrato sono visibili colonizzazioni di fototrofi e molluschi gasteropodi ma non si esclude che la comunità casmoendolitica non sia ben più complessa. La superficie brulica di acari bruni, traslucidi e di Balaustium cfr. murorum. Sul parapetto della vasca principale troviamo una netta prevalenza di licheni crostosi e qualche lichene foglioso tra cui citiamo per esempio: Xanthoria calcicola Oxner, Blastenia crenularia (With.) Arup, Søchting & Frödén, Protoparmeliopsis muralis (Schreb.) M. Choisy s.lat., Ochrolechia parella (L.) A. Massal., Xanthoria calcicola Oxner, Verrucaria nigrescens Pers. f. nigrescens, Candelariella vitellina (Ehrh.) Müll.Arg., Dermatocarpon cft miniatum (L.) W. Mann e Xanthoparmelia verruculifera (Nyl.) O. Blanco, A. Crespo, Elix, D. Hawksw. & Lumbsch. Più rare le colonizzazioni di muschi.”

Fontana del drago- interno vasca e particolari delle specie licheniche riscontrate. La freccia bianca evidenzia la presenza di molluschi gasteropodi sotto lo strato di intonaco divelto.
Bibliografia

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La Fontana come strumento didattico

La Fontana e tutte le fasi del restauro diverranno progressivamente uno strumento didattico che permetterà una migliore comprensione dell’opera nella complessità della sua storia. Questa pagina sarà pertanto implementata periodicamente con i resoconti sul lavoro svolto dai restauratori che per conto dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” interverranno sul manufatto, presentando i metodi e le tecniche di indagine, nonché le nuove scoperte che giungeranno.

Il cantiere didattico vedrà impegnati gli allievi del Dottorato di ricerca in Beni Culturali, Formazione e Territorio dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, che attraverso la guida dei restauratori e dei docenti seguiranno un apposito seminario di studio al quale afferiranno esperti di discipline quali biologia, chimica, fisica.

 

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